L’orto selvatico a scuola

Hortus conclusus selvaticorum

L’orto selvatico a scuola

 

 

Il lavoro in orto si è articolato durante tutto l’anno scolastico con cadenza quindicinale. Con il trascorrere delle stagioni abbiamo potuto ossevare la natura come primo insegnamento. Studiare e interpretare le dinamiche esistenti ci permette di progettare l’azione come atto di orientamento dell’ecologia in base all’esistente.

 

 

Quindi l’azione: la semina, il trapianto, il taleaggio. Sempre accompagnati da due importanti alleati: pacciamatura e compostaggio. Giornate a cercare funghi e insetti, a frugare nella terra per cercarne gli abitanti. Non contenti, grazie ad un’insegnante madrelingua inglese abbiamo imparato parole, frasi, traduzioni.

 

 

S’è fatto giugno, tempo di saluti selvatici al bell’orto con un open garden per far vedere la nostra opera di osservazione e cura della terra. Ci consola l’idea che presto la natura tornerà a diventare protagonista nell’hortus conclusus botanicorum.

 

 

Progetto di Salvatica per le Scuole Paritarie San Giuseppe di Bassano del Grappa

 

Vedi anche: Bozzolo – struttura vegetale vivente

 

Clay pad

Clay pad

trappole per impronte nel giardino della scuola d’infanzia

Nel giardino della scuola ci giocano i bambini. Ma quando è chiusa?
Ci sono piccoli abitanti che frequentano il giardino e che abitano a scuola, e..  non sono i nani da giardino, no.
Cerchiamo di individuarli e scoprire la loro presenza cercando segni e tracce. Anzi meglio costruiamo delle trappole per tracce!

La parola chiave diventa manipolazione, impasto di argilla dei colli asolani e sabbia di fiume, aggiungendo acqua costruiamo dei vassoi che saranno attivati con esche speciali.

E dopo qualche giorno… presi sul fatto, sui nostri clay pad abbiamo da indagare e immaginare come su di una lavagna scritta dalla natura: impronte, andature, segni impressi che una volta seccata l’argilla diventano pretesto per mille ipotesi e fantasie.

MATERIALI

Argilla, sabbia di fiume, acqua, cassette di legno, nylon, esche di semi.

Clay pad è un progetto di Salvatica per la Scuola d’infanzia Umberto I di Pieve del Grappa

Vedi anche: Un giardino in sette stazioni – progetto di giardino educativo

La zattera delle piante migranti

La zattera delle piante migranti

Installazione temporanea

Piazza Giorgione, Castelfranco Veneto – 29.6.2019

 

 

Comunemente pensiamo le piante come esseri inermi ma al contrario esse si muovono, migrano, affinano strategie per prolificare affidando i propri semi al vento, all’acqua, agli animali, agli uccelli, al vello delle pecore, alle suole delle scarpe, al caso.

Poi, l’uomo scambiatore di semi arricchisce con specie d’altri continenti i giardini botanici, quali terminal internazionali di scambi vegetali, fughe, diffusioni e colonizzazioni.

Poi, l’uomo giardiniere amante del gusto esotico ambienta le cultivar, affascinato dalla bellezza del portamento e dal profumo della fioritura.

Poi, l’uomo globale scambia beni, legni, cibi e con essi viaggiano semi nascosti e clandestini.

Il risultato è un bosco cosmopolita che nostro malgrado esiste ed è anche frutto del nostro fare.
Attraverso successioni ecologiche, collaborazione e concorrenza, il bosco cosmopolita ricco di diversità biologica cerca nuovi equilibri.

 

 

OPERA

L’opera consiste in una zattera in legno rialzata dal suolo che galleggia figurativamente in un mare nero di cubetti di porfido. Sulla zattera 6 fusti metallici tagliati ospitano specie migranti (alloctone) provenienti da altri continenti, arrivate in tempi lontani o recenti e ampiamente diffuse nel paesaggio italiano. Alcune di esse sono state accettate e adottate nei giardini o nei filari lungo le strade, fino a diventare evocative e acquisire un ruolo simbolico. Altre sono ad oggi elemento di intenso dibattito per la loro capacità di scatenare conflitti e i sentimenti più ostili anche tra gli amanti della natura e gli addetti ai lavori.

La zattera delle piante migranti propone una riflessione senza giudizio sulla realtà migratoria dei vegetali, sulla mutevolezza degli ecosistemi che, in continua evoluzione, non temono i cambiamenti.

Tutti i materiali sono stati prestati e riusati dopo il disallestimento.

 

MATERIALI

Piante alloctone in vaso e zollate, terra, fibra di canapa, fusti di metallo, pannelli in legno multistrato.

 

PRODUZIONE

Installazione prodotta da Salvatica in occasione di:

Sottosopra 2019 – Piazza Giorgione trasformata in giardino 29.6.2019

in collaborazione con:

associazione Sottosopra –  www.sottosopracastelfranco.com
Comune di Castelfranco Veneto

Vedi anche: LEI, scultura vegetale

 

La città degli uccelli II

Nido d’albero
la città degli uccelli II

Installazione collettiva
Giardino dei frutti dimenticati di Tonino Guerra, Pennabilli

 

I grandi alberi accolgono e danno rifugio a uccelli, insetti, piccoli mammiferi, funghi, semi viaggiatori. I grandi alberi sono abitazioni collettive, un condominio di diversità ecologica variopinta. I grandi alberi sono una nuvola di punti nel paesaggio, un albergo diffuso, nodi infrastrutturali di reti ecologiche complesse.

Con intrecci convenzionali e selvatici abbiamo allenato la nostra capacità manipolativa e di motricità fine sperimentando forme sul tema del nido, rifugio primo che accoglie la vita. Abbiamo intrecciato le nostre vite, i vimini di salice, i nostri pensieri, riflettendo sui delicati e imprescindibili intrecci tra l’uomo e natura.

 

DESCRIZIONE

L’installazione è stata prodotta durante un’intensa settimana di lavoro da 25 studenti della scuola primaria e secondaria inferiore di Pennabilli. Ci siamo dedicati alla manualità fine con una serie di esercizi di intreccio con vimini e vegetali raccolti. Abbiamo intrecciato il nostro tempo, le nostre storie, i vimini, mettendo alla prova capacità di concentrazione e pazienza.

Insieme abbiamo prodotto una serie di nidi diversi come differenti sono le nostre mani, i nostri pensieri, ma tutti hanno trovato spazio e senso nel grande albero dell’accoglienza che fa della diversità un valore. Accoglie semi, accoglie uccelli ma anche bambini e chi vorrà sedersi nel grande cesto appeso a meditare sui nostri rapporti con gli altri esseri viventi.

Il nostro “grande albero” a cui è dedicato il più ampio progetto, si è rivelato un maestoso alloro del Giardino dei frutti dimenticati di Tonino Guerra. L’installazione “nido d’albero” vuole anche essere un omaggio a Tonino Guerra e alla sua città degli uccelli.

 

 

MATERIALI

Vimini di Salice, astoni di corniolo e nocciolo, rami di fico, sambuco e bamboo, tondelli di robinia, frassino e betulla. Spago in canapa. E mani, tante mani che hanno sperimentato l’intreccio e si sono confrontate con la manualità fine.

 

 

Opera realizzata nel modulo
Raccontare con le mani, l’intreccio, la trama e l’ordito
progetto PON All’ombra delle radici
ICIP.O. Olivieri di Pennabilli  www.icpennabilli.gov.it

Con il supporto di:
Chiocciola la casa del nomade  www.chiocciolalacasadelnomade.it

 

Vedi anche: Clay pad – laboratorio per bimbi sulle tracce degli animali

Picea Abies

Picea abies

cascata di colonne della Casa Comune

Installazione temporanea ad un anno dalla tempesta Vaia

Questi tronchi di abete rosso, provenienti dalla Val delle Mure, sono stati abbattuti un anno fa dalla Tempesta Vaia. L’ evento meteorologico che ha portato profonde ferite nei boschi delle Dolomiti, è sintomo del cambiamento climatico in atto, del quale siamo corresponsabili. Non possiamo più esimerci dal riconsiderare il nostro rapporto con la natura, i nostri consumi, il nostro stile di vita. Il pianeta è la nostra casa comune e gli alberi sono le sue colonne portanti.

DESCRIZIONE

L’opera è realizzata con i tronchi di abete rosso che ingombravano sentieri e mulattiere della Val delle Mure. Sono stati spostati, accatastati e poi trasportati a valle, quindi sono stati disposti nelle gradinate della chiesa a formare una cascata. Sono avvitati tra loro per assicurare la stabilità complessiva dell’opera. La didascalia, stampata su supporto rigido, è infissa in uno dei tronchi e si erge verticale.

SINOSSI

La cascata di tronchi è intesa simbolicamente sia come il precipitare della massa d’acqua che ha abbattuto gli alberi, sia come caduta degli stessi al suolo. Il luogo scelto sono le scale della chiesa parrocchiale, per costruire un riferimento all’enciclica di Papa Francesco “Laudato sì” e alla “cura della casa comune”. Gli alberi sono figurativamente intesi come le colonne portanti della casa, sui quali si reggono gli equilibri ecologici che permettono la vita degli animali e dell’uomo. L’opera vuole sollecitare una riflessione sull’impatto nei cambiamenti climatici e nei cicli ecologici dei nostri stili di vita energivori e consumisti.

PRODUZIONE

Installazione autoprodotta da Salvatica

con la collaborazione di:
Parrocchia di Crespano del Grappa
Comune di Pieve del Grappa
Veneto Agricoltura
CAI Feltre sottosezione Pedemontana del Grappa
ecovillaggio Case Bacò

scarica la scheda dell’installazione Picea Abies

Vedi anche: La zattera delle piante migranti – installazione temporanea